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Sicilia, si blinda l’intesa col Terzo polo

Governo “poli-tecnico”, con l’ingresso in giunta di alcuni assessori espressione diretta dei partiti di maggioranza e il mantenimento di alcuni tecnici; alleanza ampia tra tutto il centrosinistra e il Terzo polo in vista delle elezioni amministrative di Palermo nel 2012 e per le successive regionali.
Sono questi i punti forti della relazione che il segretario siciliano del Pd, Giuseppe Lupo, leggerà domenica di fronte all’assemblea regionale del partito, chiamata a sciogliere una volta per tutte il nodo gordiano del rapporto con Raffaele Lombardo, in vista del vertice di maggioranza della prossima settimana.
Una scelta sulla quale incideranno due avvenimenti che lunedì scorso hanno cambiato notevolmente il contesto politico isolano: la vittoria nei ballottaggi delle amministrative e lo stralcio della posizione del Governatore e del fratello da quella degli altri indagati nell’inchiesta Iblis, che preluderebbe per loro a una richiesta di archiviazione.
Se realmente l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per il Governatore dovesse cadere, verrebbe meno anche la principale arma in mano agli oppositori dell’accordo di governo tra Pd e Mpa nelle file dem.
Su una cosa, infatti, nel Pd erano tutti d’accordo: il rinvio a giudizio si sarebbe trasformato immediatamente nell’uscita dalla maggioranza, con conseguente caduta del governo. Una strada che oggi appare molto meno percorribile. L’asse “anti-Lombardo” guidato da Enzo Bianco, Vladimiro Crisafulli e Bernardo Mattarella fatica inoltre a trovare un’alternativa alla proposta politica finora maggioritaria nel partito (sostenuta da Beppe Lumia e Antonello Cracolici e condotta con le dovute mediazioni da Lupo).
La possibilità di “sganciare” l’Udc dal Terzo polo per realizzare un’intesa a quattro con Pd, Idv e Sel, finora sostenuta da questa componente, è sempre meno realistica. Lo hanno confermato proprio Lombardo e Casini, dopo l’incontro che hanno avuto a Roma mercoledì scorso: «Il Terzo polo è decollato nella regione – ha detto il leader dell’Udc, che ha dimostrato di non aver sofferto nelle urne la scissione dell’ala cuffariana del Pid – ora si possono prospettare nuove forme di collaborazione con il Pd». «Con Casini siamo in sintonia – gli ha fatto eco il Governatore – dove è stata possibile l’intesa con il Pd, si sono vinte le elezioni».
La linea del partito sulle alleanze, d’altra parte, è stata confermata dal segretario Lupo proprio ieri su Europa: proseguire sulla strada intrapresa, aprendo al contempo una nuova fase «che includa tutti i partiti del centrosinistra» che condividono il programma di riforme proposto.
«Chi non ci sta – conclude – si assuma la responsabilità di indebolire l’alternativa al berlusconismo ». Tra i dem siciliani, c’è anche chi vorrebbe anticipare la fine della legislatura, per portare la regione al voto nel 2012, soprattutto se anche il parlamento nazionale dovesse subire la medesima sorte. Un’ipotesi che sarà discussa domenica in assemblea, ma che Lombardo boccia: «Non ne vedo ragione».
Sul tavolo del Pd resta infine la pistola carica del referendum tra gli iscritti sul sostegno al Governatore. È questa l’unica arma in mano alla componente Bianco- Crisafulli-Mattarella per provare a fermare l’ulteriore blindatura dell’intesa. Un’arma che, però, va usata con molta cautela: l’esito di un’eventuale consultazione interna appare infatti sempre meno scontato, alla luce dei risultati positivi delle amministrative e del nuovo posizionamento della componente Innovazioni, guidata da Salvatore Cardinale, che sembra abbandonare il recente scetticismo sul rapporto con Lombardo.
Rudy Francesco Calvo / europaquotidiano - pubblicato il 18 Giugno 2011 ore 05:04












Il vento del centrosinistra arriva anche in Sicilia. Da Bagheria a Lentini è vittoria al ballottaggio

Candidati vincenti anche a Ragusa, Vittoria, Noto e Mazara del Vallo. Esultano i leader che appoggiano il governo tecnico alla Regione


La Sicilia volta le spalle al centrodestra. Almeno negli undici comuni chiamati ieri al ballottaggio per scegliere il nuovo sindaco. I candidati sostenuti dal Pd e dal terzo Polo vincono a Bagheria, cittadina alle porte di Palermo, dove l'uomo del centrosinistra Vincenzo Lo Meo (Udc appoggiato anche dai democratici) ha la meglio su Bartolo Di Salvo, uomo del Pid lanciato nella competizione dal ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, ma l'alleanza tra democratici e terzopolisti conquista anche Noto, in provincia di Siracusa, dove Corrado Bonfanti supera Raffaele Leone.

A Vittoria, in provincia di Ragusa a sostegno del candidato vincente - Giuseppe Nicosia del Pd - c'era una vasta alleanza che comprendeva oltre all'Udc anche Sinistra e libertà. A Lentini, in provincia di Siracusa, il candidato del Pd Alfio Mangiameli, sostenuto da federazione della sinistra e Terzo Polo ha conquistato la poltrona di primo cittadino strappandola all'uscente Nello Neri, ex deputato di Alleanza nazionale. A Campobello di Mazara, infine, vince l'alleanza tra il Pd e l'Mpa, il movimento dui cui è leader il presidente della Regione Raffaele Lombardo e Ciro Caravà viene confermato nella carica di sindaco.

A far festa, dopo i ballottaggi, sono soprattutto i leader dei democratici che appoggiano alla Regione il governo tecnico di Lombardo. Secondo il segretario regionale Giuseppe Lupo: "Anche in Sicilia soffia forte il vento nuovo che sta cambiando il Paese", mentre per il capogruppo all'Assemblea regioanle Antonello Cracolici: "Nell'Isola il centrodestra ha subito un cappotto".
(14 giugno 2011 - repubblica.it)

Lombardo graziato dalla Procura: verso l’archiviazione le accuse di mafia

L’aveva sperato. L’aveva assicurato. L’aveva predetto. E alla fine, Raffaele Lombardo ha avuto ragione. La Procura di Catania, o meglio il procuratore capo facente funzioni Michelangelo Patanè, e il suo aggiunto, Carmelo Zuccaro, hanno «salvato» il governatore di Sicilia dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Nonostante la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dagli altri quattro pm titolari dell’inchiesta Iblis, quella che vedeva il presidente della Regione siciliana, indagato per collusioni con i boss in cambio di voti, i vertici della Procura hanno deciso di stralciare e avocare a sé la posizione di Lombardo, e quelle del fratello del governatore, Angelo, deputato del Mpa, e di un terzo personaggio. Un atto propedeutico alla richiesta di archiviazione che, si vocifera, potrebbe arrivare a stretto giro.
Una decisione clamorosa, abbastanza inconsueta dal punto di vista giuridico. Una decisione che rende, plasticamente, il livello di spaccatura raggiunto dalla procura di Catania. La notizia della richiesta di rinvio a giudizio per il governatore da parte di quattro dei sei pm titolari dell’indagine – Giuseppe Gennaro, Iole Boscarino, Agata Santonocito e Antonino Fanara – era trapelata due settimane fa, alla vigilia della mini-tornata elettorale di amministrative siciliane. Ora invece il colpo di scena. Formalmente, l’inchiesta sul governatore è ancora aperta. Probabilmente se ne occuperà il procuratore aggiunto Zuccaro, molto vicino al procuratore capo Patanè, che ha coordinato l’inchiesta Iblis e che, come il procuratore capo, non ha chiesto il rinvio a giudizio del governatore. Ma la polemica divampa. La Procura, però, respinge le critiche al mittente. La decisione di trattare a parte la posizione del governatore e del fratello «è ovviamente figlia – sottolinea l’agenzia Ansa attribuendo la dichiarazione a ambienti della procura catanese – di una valutazione esclusivamente e meramente giuridica», legata alle motivazioni della sentenza della Cassazione che ha assolto definitivamente l’ex ministro Calogero Mannino e che ha stabilito che non basta la semplice promessa di aiuti ai boss in cambio di voti per la contestazione del concorso esterno. La richiesta di archiviazione, non ancora formalizzata, dovrà comunque passare al vaglio del Gip.
La decisione del procuratore capo di Catania non salva solo Lombardo. Con lui, infatti, si salva anche il governo del ribaltone messo su dal leader Mpa insieme con Pd e Fli. I democratici, in imbarazzo per l’inchiesta, minacciavano di ritirare il loro sostegno all’esecutivo in caso di processo. Lo stesso Lombardo, se rinviato a giudizio, avrebbe avuto più di un problema a resistere in sella. Ma Lombardo l’aveva predetto, ha ingaggiato persino un superconsulente come Gioacchino Genchi per smontare le accuse. E i fatti gli hanno dato ragione. Infatti, adesso, il governatore gongola: «Confermo la fiducia che non è mai venuta meno nella magistratura, potrò continuare a lavorare con serenità». Appunto.







C’è un’altra Lega che dà dolori a Berlusconi: la Lega Sud





Marco Sarti

Al sacro prato di Pontida preferiscono la vucciria di Palermo. Al posto dei fazzoletti verdi indossano le cravatte arancioni. Non ce l’hanno con le quote latte, ma con le quote tonno. Alla loro guida c’è Miccichè (però non è solo) e da lunedì faranno vacillare la maggioranza di governo.
Gianfranco Miccichè
Politica
10 giugno 2011 - 15:44

Al sacro prato di Pontida preferiscono la vucciria di Palermo. Al posto dei fazzoletti verdi indossano le cravatte arancioni. Non ce l’hanno con le quote latte, ma con le quote tonno («un provvedimento che ha distrutto le marinerie siciliane e calabre»). Il Carroccio? Meglio il carretto siciliano. Sono i leghisti del Sud, gli uomini del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè. Una dozzina di deputati e qualche senatore che lasceranno a breve il Popolo della libertà per trasferirsi nel gruppo misto. Appena raggiunto il numero di parlamentari sufficiente, formeranno un gruppo tutto loro.

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha un altro motivo per preoccuparsi. Da lunedì mattina - giorno della ripresa dei lavori di Camera e Senato - a condizionare la tenuta della maggioranza ci sarà anche un’altra Lega. Come se non bastasse già la prima. Il partito di Umberto Bossi ha fatto scuola: tra la componente di Miccichè e quella del Senatur le analogie sono numerose. Entrambi radicati sul territorio, i due movimenti non fanno mistero di voler tutelare esclusivamente gli interessi delle realtà locali di riferimento. Non solo. Ad unire leghisti del Sud e del Nord c’è un approccio alla politica tipico della prima Repubblica. Quello del ricatto. «La Lega ci ha insegnato molto - spiegava in un’intervista Miccichè qualche giorno fa - Se questo è utile al Sud, siamo prontissimi a condizionare ogni scelta del Governo. Diremo: o si fa così, o non votiamo».

Nessuna manovra di Palazzo. Nessun segreto. Anzi, a battezzare la fuoriuscita dal Pdl della nuova componente è stato proprio il Cavaliere - non che avesse molta scelta - giovedì sera durante un incontro a Palazzo Grazioli. Davanti a lui, il sottosegretario Miccichè e il Responsabile Arturo Iannaccone. Il progetto della Lega Meridionale ha già attratto una piccola pattuglia parlamentare. Ci sono gli uomini di Noi Sud e quelli di Forza del Sud. Ma anche la senatrice leader di Io Sud Adriana Poli Bortone. «Siamo stanchi di essere succubi della Lega - il bellicoso progetto di Miccichè - Faremo capire che il Meridione c’è e deve contare». E poco importa se il nuovo partito nasce già con un complesso di inferiorità verso i cugini settentrionali. («Anche il Sud sarà finalmente in Parlamento!» annunciava trionfante qualche giorno fa il sito di Forza del Sud).

Il Cavaliere è avvertito. Il primo banco di prova per la fedeltà dei nuovi leghisti è stato calendarizzato il 22 giugno prossimo, quando la Camera dei deputati voterà il rimpasto di Governo. In vista dell’appuntamento - fondamentale per le sorti della maggioranza - gli uomini di Miccichè hanno già iniziato ad avanzare richieste. Il Carroccio vuole spostare i ministeri al Nord? La Lega Sud preferisce eliminarli. La proposta di legge è stata presentata qualche giorno fa a Palazzo Madama da Adriana Poli Bortone. Un ddl per la soppressione dei dicasteri delle Politiche agricole e del Turismo, per destinare le risorse rese disponibili «al finanziamento di iniziative per promuovere l’occupazione giovanile».

www.linkiesta.it




All'Ars paralisi sulla riforma elettorale per gli enti locali, indigesta a Pdl e Pid e caldeggiata da Pd, Mpa e Fli

Governo, Assemblea regionale e partiti nel caos in Sicilia. Lo scontro tra maggioranza e opposizione a colpi di regolamento sulla riforma elettorale in vista delle comunali e le divergenze all’interno degli stessi schieramenti su come proseguire la legislatura, stanno infatti ingessando l’attività parlamentare e l’azione della giunta Lombardo. Il presidente della Regione siciliana dal canto suo difende il suo «governo tecnico», chiudendo le porte all’ipotesi di «rimpasti o ingressi politici», proposta caldeggiata da un pezzo del Pd e rilanciata dal segretario Giuseppe Lupo, che non gradisce il niet del governatore.
A far salire di colpo la temperatura politica è bastata la proposta di «governo di unità regionale» fatta dal presidente dell’Assemblea siciliana, Francesco Cascio, esponente di punta del Pdl, il cui nome circola, assieme ad altri, come futuro governatore dell’isola. Invece di unire è servita a spaccare. Il primo «no», in concomitanza all’apertura fatta da Lombardo che ha apprezzato «lo spirito dell’iniziativa» di Cascio, è arrivato proprio dal coordinatore regionale del Pdl, Giuseppe Castiglione. «La proposta», dice Castiglione, «è apolitica e non è censurabile: ma noi restiamo all’opposizione del governo Lombardo». Linea condivisa dal gruppo parlamentare del Pdl che, alla fine di una riunione , ribadisce «la coerenza con la posizione alternativa e di inflessibile opposizione fino a ora mantenuta nei confronti del governo Lombardo, inefficiente, contrario alla volontà popolare, trasformista e dannoso per la Sicilia». Cascio trova invece un alleato nell’Udc, che pure sostiene il governo Lombardo. «Abbiamo bisogno di una condivisione più ampia di quella che viene dal perimetro della maggioranza», sostiene il senatore Gianpiero D’Alia, coordinatore del partito in Sicilia, secondo cui «l’isola sta attraversando una crisi politica, istituzionale e soprattutto finanziaria e rischia di fare la fine della Grecia».
Ma per Lombardo «questo governo non si tocca» e «non ce ne sarà uno nuovo». All’orizzonte, ribadisce il governatore, «non c’è alcun rimpasto, nè l’ingresso di politici nella giunta», c'è un governo di tecnici attorno al quale si possono ritrovare tutti». Parole che non piacciono al segretario del Pd, altrettanto schietto: «Consiglio al presidente Lombardo - replica Lupo - di non escludere la possibilità di un nuovo governo: se quello tecnico in carica non sarà in grado di dare le risposte che servono alla Sicilia il Pd chiederà una verifica politica».

Intanto all’Ars è muro contro muro. Il nodo è la riforma elettorale per gli enti locali, indigesta a Pdl e Pid e caldeggiata da Pd, Mpa e Fli, mentre la posizione più morbida dell’Udc fa vacillare la maggioranza. Il risultato è la paralisi del parlamento e la sospensione dell’esame del ddl sulla semplificazione amministrativa, provvedimento del governo che, dopo il ddl sul commercio, vede sfumare anche questo testo. E domani il Pdl presenterà la mozione di sfiducia e di censura all’assessore alla Salute, l’ex pm Massimo Russo, a cui viene contestato il fallimento sulla riforma sanitaria. Ma Lombardo bolla l’iniziativa come «il segno di come il peggio della politica, e dell’affarismo che ci sta attorno, stia organizzando tutto quello che può pur di contrastare, dare addosso e cercare di scoraggiare, utilizzando i mezzi e gli uomini più impensabili, il lavoro fatto sulla Sanità».
Fonte Ansa
16 febbraio 2011

Nell’anno mondiale della biodiversità la regione Sicilia ha scelto di dare un personale e negativo contributo alla causa. In due anni ha infatti ridotto i fondi destinati all’ambiente e alle aree protette del 70%.

Sono ben 73 i siti naturalistica siciliani messi in ginocchio: dalle Saline di Trapani alla spiaggia agrigentina di Torre Salsa, senza dimenticare Monte pellegrino e Capo Rama nei pressi di Palermo e Vendicari a Siracusa.

Un colpo durissimo per i lavoratori delle associazioni ambientaliste che rischiano di perdere il proprio posto. Novanta di loro sono già senza stipendio da luglio e le attività svolte all’interno delle oasi si stanno lentamente paralizzando. Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Lipu, Cai, Gruppo ricerca ecologica, Rangers e tutte le altre associazioni che si occupano della manutenzione e dell’organizzazione dei siti naturalistici vedranno scendere i fondi regionali dai 5 milioni e mezzo di euro del 2009 al milione e mezzo scarso del 2011.

L’indebolimento delle strutture organizzative, di gestione e di controllo delle oasi renderà inoltre la vita più semplice alla criminalità organizzata, a chi ha intenzione di costruire abusivamente ecomostri in zone considerate tra le più belle d’Italia e soprattutto ai cacciatori di frodo.

Le associazioni ambientaliste puntano il dito soprattutto contro le amministrazioni che non approfittano delle opportunità offerte dalla Commissione Europea. Ci sono infatti 140 milioni di euro disponili ai quali si potrebbe fare ricorso ma, sottolineano sempre le associazioni, nessuno si preoccupa di mettere in piedi un progetto valido e specifico.

Come nella migliore delle tradizioni italiane i paradossi non mancano: Il presidente di Legambiente Sicilia, Mimmo Fontana, ha infatti posto l’attenzione sul caso della società regionale Biosphera, cui l’assessorato Territorio e ambiente assegna ogni anno 2,5 milioni di euro per effettuare lavori nelle stesse aree protette che oggi, a causa dei tagli, rischiano la chiusura. Basterebbero solo 1,7 milioni di euro, meno del contributo per Biosphera, per salvare ben ventisei aree protette.

Nel frattempo si continua a sperare; i lavoratori che hanno già perso il posto sono scesi ben cinque volte in piazza per protestare contro i tagli varati dalla giunta del presidente autonomista Raffaele Lombardo. Affianco a loro si sono inoltre schierati una ventina di esperti e accademici di tutte le discipline naturalistiche uniti da un solo obiettivo: scongiurare la chiusura delle oasi perché in questi anni hanno garantito importanti risultati in diversi settori e costituiscono spesso fondamentali presidi di legalità in contesti molto difficili.

fo Roberto D'Amico - mediapolitika.com