Nell’anno mondiale della biodiversità la regione Sicilia ha scelto di dare un personale e negativo contributo alla causa. In due anni ha infatti ridotto i fondi destinati all’ambiente e alle aree protette del 70%.

Sono ben 73 i siti naturalistica siciliani messi in ginocchio: dalle Saline di Trapani alla spiaggia agrigentina di Torre Salsa, senza dimenticare Monte pellegrino e Capo Rama nei pressi di Palermo e Vendicari a Siracusa.

Un colpo durissimo per i lavoratori delle associazioni ambientaliste che rischiano di perdere il proprio posto. Novanta di loro sono già senza stipendio da luglio e le attività svolte all’interno delle oasi si stanno lentamente paralizzando. Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Lipu, Cai, Gruppo ricerca ecologica, Rangers e tutte le altre associazioni che si occupano della manutenzione e dell’organizzazione dei siti naturalistici vedranno scendere i fondi regionali dai 5 milioni e mezzo di euro del 2009 al milione e mezzo scarso del 2011.

L’indebolimento delle strutture organizzative, di gestione e di controllo delle oasi renderà inoltre la vita più semplice alla criminalità organizzata, a chi ha intenzione di costruire abusivamente ecomostri in zone considerate tra le più belle d’Italia e soprattutto ai cacciatori di frodo.

Le associazioni ambientaliste puntano il dito soprattutto contro le amministrazioni che non approfittano delle opportunità offerte dalla Commissione Europea. Ci sono infatti 140 milioni di euro disponili ai quali si potrebbe fare ricorso ma, sottolineano sempre le associazioni, nessuno si preoccupa di mettere in piedi un progetto valido e specifico.

Come nella migliore delle tradizioni italiane i paradossi non mancano: Il presidente di Legambiente Sicilia, Mimmo Fontana, ha infatti posto l’attenzione sul caso della società regionale Biosphera, cui l’assessorato Territorio e ambiente assegna ogni anno 2,5 milioni di euro per effettuare lavori nelle stesse aree protette che oggi, a causa dei tagli, rischiano la chiusura. Basterebbero solo 1,7 milioni di euro, meno del contributo per Biosphera, per salvare ben ventisei aree protette.

Nel frattempo si continua a sperare; i lavoratori che hanno già perso il posto sono scesi ben cinque volte in piazza per protestare contro i tagli varati dalla giunta del presidente autonomista Raffaele Lombardo. Affianco a loro si sono inoltre schierati una ventina di esperti e accademici di tutte le discipline naturalistiche uniti da un solo obiettivo: scongiurare la chiusura delle oasi perché in questi anni hanno garantito importanti risultati in diversi settori e costituiscono spesso fondamentali presidi di legalità in contesti molto difficili.

fo Roberto D'Amico - mediapolitika.com

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