Molti Comuni siciliani l’hanno già programmata, ma l’imposta non
potrà essere riscossa prima del luglio del 2012. San Vito Lo Capo è
stata la prima. Poi Ragusa e Cefalù. Ma sono tante le amministrazioni
che la studiano
PALERMO - C’era una volta la vacanza low cost, un segmento
dell’offerta turistica oltretutto molto seguita. In pratica chi non
poteva permettersi alberghi di lusso e grandi sfarzi, almeno con poche
decine di euro era in grado comunque di soggiornare qualche giorno e
vedere quante più bellezze del territorio visto attraverso i depliant.
Oggi però la vacanza rischia di diventare in Sicilia davvero roba
soltanto per ricchi. Il perché è anche abbastanza semplice quanto
lampante: in questo momento di crisi i Comuni stanno pensando bene di
iniziare la corsa alla tassa di soggiorno.
San Vito Lo Capo ha fatto da apripista la scorsa estate, adesso molti altri enti locali a vocazione turistica dell’Isola stanno già preparando la stagione 2012, che si prevede più salata del solito. L’imposta, lo ricordiamo, è frutto dell’applicazione del decreto legislativo sul federalismo fiscale approvato dal governo a marzo di quest’anno, che prevede, tra l’altro, la possibilità per le località turistiche d’introdurre una tassa a carico dei non residenti che usufruiscono dei servizi ricettivi. L’ultima arrivata, pronta ad intascare l’obolo è Cefalù. La proposta della giunta guidata dal sindaco Giuseppe Guercio è stata approvata dal consiglio comunale con 14 voti a favore, tra cui quelli dell’opposizione che ha fatto passare alcuni emendamenti. Così, dall’1 maggio al 31 ottobre, chi vorrà far tappa nel secondo polo turistico siciliano dovrà pagare 0,50 euro al giorno per pernottamenti in strutture a 1 o 2 stelle e un euro al giorno a persona per i pernottamenti in alberghi a 3, 4 e 5 stelle. Dal Comune assicurano che le risorse ricavate dalla nuova tassa saranno destinate al finanziamento di interventi a sostegno del turismo per il 30 per cento e il restante 70 sarà destinato alla manutenzione ed il recupero dei beni culturali.
Poco più di un mese fa è stato, invece, il Comune di Ragusa ad approvare l’introduzione della tassa di un euro al giorno a partire dall’1 gennaio prossimo. Anche in questo caso, la condizione posta dai consiglieri è che le entrate, stimate intorno ai 400 mila euro, vengano reinvestite per potenziare i servizi turistici. Ma la tanto temuta tassa è arrivata anche sui tavoli dei sindaci di Taormina, Giardini Naxos, Letojanni, Castelmola e Lipari, nel Messinese, mentre cosa fatta è a Sciacca, dove i turisti pagheranno l’imposta dal 2012.
Ma a frenare la corsa dei comuni ci pensa l’assessore regionale al Turismo, Daniele Tranchida: come riporta una nota della Finanziaria, l’imposta di soggiorno verrà applicata a partire dall’1 luglio 2012. Quindi, le amministrazioni che hanno già applicato la tassa o si accingerebbero a farlo prima di quella data, non sarebbero in regola. Intanto, non si fermano le polemiche. Perché da più parti si pensa, e forse a ragione, che la tassa di soggiorno non farà intascare alcunché ai Comuni siciliani. Anzi, rischia di allontanare ulteriormente il turista dalla Sicilia, preoccupato dall’eccessivo costo che inciderebbe sulla programmazione di una vacanza medio-lunga.
Un coro unanime di voci contro l’introduzione dell’obolo
Tante le voci contrarie all’imposta per i turisti: da Confcommercio
a Confesercenti, da Federalberghi fino a Confindustria è un coro
unanime di critiche. “Riteniamo che, invece della tassa di soggiorno, -
propone Giovanni Felice, presidente di Confesercenti Sicilia – vada
istituito, in ogni Comune, un premio di soggiorno per quei turisti che
scelgono il nostro territorio, le nostre città: non può essere in
denaro, ma può prendere forma attraverso la qualità dei servizi offerti
e, perché no, attraverso la detassazione delle iniziative a sostegno del
territorio e del turismo”. Ci chiediamo, a questo punto, se una tassa
del genere sia davvero necessaria e possa essere funzionale al rilancio
del turismo. Non sarebbe stato meglio tassare tutti gli immobili abusivi
che deturpano il nostro territorio invece di danneggiare chi vive di
una delle risorse più importanti dell’Isola? Ma, si sa, in tempo di
crisi chi governa è sempre impopolare. “Il nostro è un no secco –
rincara la dose il presidente provinciale di Federalberghi-Confturismo
di Ragusa, Rosario Dibennardo – perché tale tassa rischia di annullare
tutti i piccoli passi in avanti che il comparto, a spese di grandi
sacrifici, ha compiuto. Abbiamo faticato tanto a fare arrivare i turisti
dalle nostre parti, pur a fronte di una crisi economica a livello
globale”.
di Michele Giuliano - qds.it