Secondo l’inchiesta nissena già dopo l’estate del 1992 «il governo (era quello di Giuliano Amato con i voti democristiani e socialisti, ndr) aveva elementi di conoscenza da cui desumere che le stragi sarebbero continuate, e che non sarebbero avvenute in Sicilia. Così come era a conoscenza, in alcuni suoi esponenti, di una «trattativa divenuta poi un ricatto alle istituzioni». Come per il rapimento di Aldo Moro, sostengono i magistrati, vi fu un partito della fermezza e uno della trattativa, sia nel governo Amato che in quello seguente di Carlo Azeglio Ciampi. Vinsero i trattativisti e «senza clamore» venne tolto per oltre 400 mafiosi il 41bis: ecco il «motivo - accusa la Procura nissena - di tante amnesie da parte di uomini di Stato» nella piena ricostruzione di quei tragici mesi.
«Il cedimento venne attuato e sostenuto proprio da quella parte dello Stato che più diceva di voler combattere Cosa Nostra: il volto migliore dello Stato, quello di una persona perbene e di un grande studioso, quale indubbiamente è il Ministro CONSO… Il proposito era, forse, quello di non cedere su tutta la linea, ma “salvare il salvabile”».
Ma - aggiungono i magistrati - quella strategia, «non fece i conti con un fatto che, comunque, poteva essere ben previsto anche allora: Cosa Nostra, di fronte ai cedimenti dello Stato, avrebbe chiaramente pensato che la linea delle stragi era “pagante”».
Giudizi «politici», stilati sulla base di un’imponente raccolta di fonti e documenti, e che pur non avendo avuto ripercussioni penali per i protagonisti citati nell’inchiesta nissena, oggi sono finiti sotto la lente di in gradimento della Cassazione. Con quali risultati è presto per dirlo, anche se sull’«indagine» della Suprema Corte è facile immaginare che si possa innescare un nuovo e durissimo scontro politico giudiziario.
«Il cedimento venne attuato e sostenuto proprio da quella parte dello Stato che più diceva di voler combattere Cosa Nostra: il volto migliore dello Stato, quello di una persona perbene e di un grande studioso, quale indubbiamente è il Ministro CONSO… Il proposito era, forse, quello di non cedere su tutta la linea, ma “salvare il salvabile”».
Ma - aggiungono i magistrati - quella strategia, «non fece i conti con un fatto che, comunque, poteva essere ben previsto anche allora: Cosa Nostra, di fronte ai cedimenti dello Stato, avrebbe chiaramente pensato che la linea delle stragi era “pagante”».
Giudizi «politici», stilati sulla base di un’imponente raccolta di fonti e documenti, e che pur non avendo avuto ripercussioni penali per i protagonisti citati nell’inchiesta nissena, oggi sono finiti sotto la lente di in gradimento della Cassazione. Con quali risultati è presto per dirlo, anche se sull’«indagine» della Suprema Corte è facile immaginare che si possa innescare un nuovo e durissimo scontro politico giudiziario.
unita.it
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