Modica - “Il Sudest siciliano guardi al modello Torino”.
Lorenzo Canova è un funzionario del dipartimento per le politiche di sviluppo e coesione presso il Ministero dello sviluppo economico, e ha tenuto una lezione al Master di primo livello in offerta turistica integrata in Val di Noto, organizzato dall’Università di Catania in collaborazione con Fondazione Confeserfidi. Canova è anche docente di sociologia del Turismo all’Univerità di Bergamo.
“In Sicilia si parla di cineturismo dopo il successo di Montalbano, ma è un fenomeno subito, non programmato”. La lezione si è svolta presso l’ex ospedale San Martino, oggi sede universitaria, a Modica Alta.
Cosa ha da insegnare la grigia Torino al solare val di Noto? “Torino ha intuito con grande anticipo l’arrivo della crisi nel settore automobilistico, e ha saputo rinnovarsi, variando, investendo in campi di interessi nuovi, culturali”, risponde Canova.
Lungo la fascia vocata l’agricoltura è in crisi, e l’intuizione dell’arrivo di una crisi strutturale qui da noi non è stata così immediata. “Quando leggo i giornali siciliani trovo grande retorica: i luoghi di Montalbano, l’enogastronomia, il mare pulito…Luoghi comuni. Ma non capacità progettuale”.
Cosa è la capacità progettuale, professore?
“In Piemonte, nella seconda metà degli anni 90, iniziò un processo di programmazione negoziata fra comuni, comunità, territori. La sensazione diffusa era che la Fiat avrebbe affrontato anni di crisi, di ristrutturazione societaria. Il Piemonte, Torino, puntarono prima sulla Fiera del Libro. Fu un indirizzo di sviluppo economico preciso. Ma i torinesi capirono che la Fiera del Libro non bastava. Da lì ne discese l’implementazione del Festival del Cinema. E poi ancora le iniziative legate alla promozione del’arte contemporanea, fino all’identificazione di Torino col mondo del “gusto”. Ecco, questo modo di programmare lo sviluppo di un territorio ha un nome e cognome”.
E come si chiama?
“Filiera”.
Cioè?
“Se il Commissario Montalbano fosse stato girato a Torino, i piemontesi non si sarebbero limitati a dire “noi siamo i luoghi di Montalbano” ma avrebbero creato la filiera turistica attorno a Montalbano. Una singola azione non aiuta la crescita di un territorio. Servono più azioni in filiera, che rendano coerente, programmato, organico un progetto di sviluppo. Questo, oggi, nel Sudest, manca. Sa qual è il risultato di un piano consapevole?”
No, me lo dica.
“Le Olimpiadi. Torino nel 2006 ha ospitato le Olimpiadi invernali al culmine di un processo di nuova identificazione culturale durato diversi anni. Quando il percorso è tracciato, chiaro, consapevole i risultati sono questi: il territorio in questione si pone all’attenzione del mondo. In questa parte della Sicilia manca la filiera. C’è Montalbano, c’è l’Unesco, non c’è la filiera”.
Cosa fare, allora, professore?
“Occorre capire sociologicamente qual è lo sguardo del turista e avere coscienza nella ricostruzione, in termine di comunicazione, dei luoghi. Il val di Noto esisteva prima di Montalbano. Oggi questi sono i luoghi di Montalbano. E’ importante il modo in cui i luoghi si raccontano e lo sguardo che li valorizza, li mantiene, li trasforma e infine li consuma”.
di Giuseppe Sava' - ragusanews
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