Ci sono storie che dimostrano come la piaga dell’usura, in Sicilia spesso legata alla criminalità organizzata, sia alimentata anche da una mentalità che emargina chi denuncia e chiede aiuto alle istituzioni. Una di queste storie è la vicenda di un artigiano palermitano, Bennardo Raimondi, produttore di presepi in ceramica, che ha ottenuto il riconoscimento dal Tribunale di Palermo dello status di vittima dell'usura e l’accesso ai benefici previsti dalla legge. Si tratta di un provvedimento che restituisce dignità e speranza, come sottolinea proprio l’artigiano palermitano intervistato da Fabio Colagrande
R. – E’ un riconoscimento che restituisce la dignità ad un uomo che, dopo aver denunciato usurai ed estorsori, purtroppo è stato abbandonato da tutti. Mi ero ridotto a chiedere l’elemosina. Finalmente, dopo tantissimi anni, ho avuto questo riconoscimento che non solo mi dà la possibilità di accedere ai fondi antiusura ma mi restituisce la dignità di uomo.
D. – Com’era finito nelle mani degli 'strozzini'?
R. – Purtroppo, l’artigianato non è visto bene nell’ambito bancario e ad un certo punto le banche non ti danno più credito. Allora, sono dovuto ricorrere a persone – i cosiddetti 'amici degli amici”'– che si sono rivelati come veri e propri estorsori.
D. – I cosiddetti ìamici degli amici' a Palermo hanno a che fare con la criminalità organizzata?
R. – Sì, il reato dell’usura in particolar modo è un fenomeno molto diffuso nel meridione ed è collegato anche al reato dell’estorsione, del 'pizzo' e del racket.
D. – Per questo la sua battaglia è diventata in Sicilia uno dei simboli della lotta per la legalità contro la mafia?
R. – Sì, ho fatto di questa lotta uno scopo di vita. Non ho denunciato i miei usurai solo per avere un riconoscimento come vittima, ma per fare in modo che gli imprenditori in Sicilia cambino un po’ mentalità perché l’usura è diventata quasi un’abitudine. Si paga cioè il pizzo perché è così e basta, oppure ci si rivolge agli usurai perché non si trova credito in altri posti … Nella mentalità meridionale, nella mentalità siciliana non si riesce a capire che, in effetti, si tratta di un reato grave, gravissimo!
D. – Lei era stato ridotto sul lastrico e addirittura aveva pensato di mettere in vendita un rene per aiutare uno dei suoi figli...
R. – Io ho un bambino disabile che ha dei gravi problemi. Ero arrivato ad essere disposto a vendere un rene … ed avevo già messo un annuncio.
D. – Ora, con il riconoscimento dello status di vittima di usura, con gli aiuti che arrivano dal fondo antiusura, lei ha ritrovato anche la voglia di creare, di produrre, di tornare a fare l’artigiano?
R. – Sì, questo riconoscimento mi ha dato la voglia di ricominciare. Anche se ricominciare adesso è peggio di quando inizi dal niente, perché dal momento in cui denunci non solo perdi tutti gli averi, la casa, il negozio, ma perdi anche tutti gli amici, i parenti: io praticamente non ho più nessuno, sono diventato invisibile. Questo riconoscimento mi dà la forza di ricominciare daccapo e di creare anche sviluppo, legalità e occupazione, cosa che mi sarebbe sempre piaciuto fare in Sicilia. La Sicilia potrebbe vivere soltanto di cultura e turismo, cose che invece stanno cercando di eliminare. (bf)
D. – Com’era finito nelle mani degli 'strozzini'?
R. – Purtroppo, l’artigianato non è visto bene nell’ambito bancario e ad un certo punto le banche non ti danno più credito. Allora, sono dovuto ricorrere a persone – i cosiddetti 'amici degli amici”'– che si sono rivelati come veri e propri estorsori.
D. – I cosiddetti ìamici degli amici' a Palermo hanno a che fare con la criminalità organizzata?
R. – Sì, il reato dell’usura in particolar modo è un fenomeno molto diffuso nel meridione ed è collegato anche al reato dell’estorsione, del 'pizzo' e del racket.
D. – Per questo la sua battaglia è diventata in Sicilia uno dei simboli della lotta per la legalità contro la mafia?
R. – Sì, ho fatto di questa lotta uno scopo di vita. Non ho denunciato i miei usurai solo per avere un riconoscimento come vittima, ma per fare in modo che gli imprenditori in Sicilia cambino un po’ mentalità perché l’usura è diventata quasi un’abitudine. Si paga cioè il pizzo perché è così e basta, oppure ci si rivolge agli usurai perché non si trova credito in altri posti … Nella mentalità meridionale, nella mentalità siciliana non si riesce a capire che, in effetti, si tratta di un reato grave, gravissimo!
D. – Lei era stato ridotto sul lastrico e addirittura aveva pensato di mettere in vendita un rene per aiutare uno dei suoi figli...
R. – Io ho un bambino disabile che ha dei gravi problemi. Ero arrivato ad essere disposto a vendere un rene … ed avevo già messo un annuncio.
D. – Ora, con il riconoscimento dello status di vittima di usura, con gli aiuti che arrivano dal fondo antiusura, lei ha ritrovato anche la voglia di creare, di produrre, di tornare a fare l’artigiano?
R. – Sì, questo riconoscimento mi ha dato la voglia di ricominciare. Anche se ricominciare adesso è peggio di quando inizi dal niente, perché dal momento in cui denunci non solo perdi tutti gli averi, la casa, il negozio, ma perdi anche tutti gli amici, i parenti: io praticamente non ho più nessuno, sono diventato invisibile. Questo riconoscimento mi dà la forza di ricominciare daccapo e di creare anche sviluppo, legalità e occupazione, cosa che mi sarebbe sempre piaciuto fare in Sicilia. La Sicilia potrebbe vivere soltanto di cultura e turismo, cose che invece stanno cercando di eliminare. (bf)
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